08/10/2009
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Relatori: Tutti, Bartolomei Maria Cristina, Maletta Rosalba, Papi Fulvio, Raimondi Stefano, Ruchat Anna, Scaramuzza Gabriele,

A partire da La parola in udienza. Paul Celan e George Steiner (a cura di Stefano Raimondi e Gabriele Scaramuzza, Milano, Cuem 2008) si analizzeranno due figure decisive della storia letteraria del “secolo breve”: un poeta e un critico che hanno portato la cultura a confrontarsi coi “casi estremi”, di cui il nome Auschwitz è diventato l’emblema.

Un problema, un’ossessione, torna nel pensiero di George Steiner: la concomitanza (che a volte si è fatta purtroppo connivenza) tra la grande cultura della nostra tradizione e l’orrore che la recente storia europea  ha attraversato, l’impotenza che la cultura ha mostrato e il crollo di talune rassicuranti certezze che parevano ad essa coessenziali.

Tutto questo pone interrogativi che coinvolgono il senso e la possibile funzione della cultura nel mondo “dopo Auschwitz”. La barbarie non ha decretato la fine della cultura, la sua assoluta perdita di valore; non solo è sopravvissuta la grande arte del passato, ma si sono affermate inedite forme di arte nella cultura nel presente. Tra queste, nell’ottica di Steiner, in prima fila sta proprio Paul Celan, splendida testimonianza (sono parole di Steiner) della “sopravvivenza della poesia dopo Auschwitz”.