21/05/2013
Evento inserito nel ciclo: Kafka
Tipo di evento: Tavola rotonda
Relatori: Tutti, Boella Laura, Borgna Eugenio, Fava Sergio, Maletta Rosalba, Minazzi Fabio, Pasetti Chiara, Rovagnati Gabriella, Scaramuzza Gabriele, Vozza Marco,

Martedì 21 maggio ore 17 A partire da Kafka

Una tavola rotonda su Franz Kafka a partire da alcune recenti pubblicazioni (Laura Boella, Le imperdonabili, Milano, Mimesis, 2013; Gabriele Scaramuzza, Kafka a Milano. Le città, la testimonianza, la legge, Milano, Mimesis, 2013; Marco Vozza, Desiderio e angoscia del legame. Kleist, Kierkegaard e Kafka, Torino, Antigone, 2013).

Intervengono: Laura Boella, Eugenio Borgna, Sergio Fava, Rosalba Maletta, Chiara Pasetti, Gabriella Rovagnati, Gabriele Scaramuzza, Marco Vozza e Fabio Minazzi, nel ruolo di moderatore dell’incontro.

Nelle opere di Kafka le città sono scenari che si inseguono, costumi, atmosfere psicologiche e sociali, poteri, forme di religiosità, lingue che si intersecano, rapporti affettivi che vi nascono e si consumano.
Soprattutto alla dialettica del legame, teso tra ricerca di prossimità e perseguimento di distanze, tra desiderio e angoscia, e ai suoi sfondi vissuti, in Kafka e Milena, ma anche in Kleist e in Kierkegaard, sarà dedicata l’attenzione.

Laura Boella, Le imperdonabili, Milano, Mimesis, 2013
Il libro è dedicato a cinque grandi figure femminili del ‘900, che hanno scelto la poesia e la scrittura come mezzo espressivo e modo di vivere il proprio tempo. Milena Jesenská, Etty Hillesum, Marina Cvetaeva, Ingeborg Bachmann, Cristina Campo sono imperdonabili perché l’invisibilità o l’eccessiva fama, spesso creatrice di leggende di facile consumo, rende impossibile classificarle, perché non contemporanee, avanti e indietro rispetto al loro tempo, consumate da passioni assolute, innanzitutto quella della scrittura, indecifrabili e ispirate, perché carne e specchio dell’imperdonabile della nostra epoca. Attraverso le lettere, i quaderni, i saggi, le poesie e le prose, esse offrono un modello di formazione di sé, in cui l’assolutezza non è fuga dalla realtà, ma contrasto con le forze distruttive dell’umano.

Laura Boella insegna Filosofia morale e Etica dell’ambiente presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università Statale di Milano. Si è dedicata allo studio del pensiero femminile del ‘900, proponendosi come una delle maggiori studiose di Hannah Arendt, Simone Weil, Maria Zambrano e Edith Stein. In questo ambito di riflessione, ha sviluppato in particolare il tema delle relazioni intersoggettive e dei sentimenti di simpatia, empatia, compassione. Ha pubblicato: Sentire l’altro. Conoscere e praticare l’empatia, Milano 2006; Neuroetica. La morale prima della morale, Milano 2008; Il coraggio dell’etica. Per una nuova immaginazione morale, Milano 2012.

Gabriele Scaramuzza, Kafka a Milano. Le città, la testimonianza, la legge, Milano, Mimesis, 2013
Il volume raccoglie interventi su Kafka, o connessi al mondo kafkiano. Riguardano Il Processo (testimonianza, legge, colpa, situazioni estreme), racconti quali Il messaggio dell’imperatore (malattia della tradizione e tramonto del narrare), Giuseppina la cantante (eclissi del canto), La verità intorno a Sancio Pancia (liberarsi di Don Chisciotte?), il brano sul “negativo del mio tempo”, temi quali l’iconoclastia, la citazione, la speranza, la deformazione, l’oblio, lo studio. Ampio spazio è dato alle letture di Kafka di George Steiner e, nel contesto milanese, di allievi di Banfi quali Remo Cantoni ed Enzo Paci. A far da cerniera è il tema della città, articolato su più piani. Nel panorama delle città che Kafka incontrò ovviamente di gran lunga preminente è la sua città, Praga; ma tra le città che Kafka visitò un rilievo particolare assume Milano, la città italiana che Kafka meglio conobbe; non pochi, e pour cause, ipotizzano che il penultimo capitolo del Processo sia ambientato nell’interno del duomo di Milano. Milano fu anche la prima città in Italia che gli dedicò un’attenzione non trascurabile.

Gabriele Scaramuzza (Milano 1939) si è laureato a Pavia e ha insegnato Estetica a Padova, Verona, Sassari e, da ultimo, a Milano. Si è occupato di estetica fenomenologica (Le origini dell’estetica fenomenologica, 1976); dell’estetica di Banfi e della sua scuola (Antonio Banfi, la ragione e l’estetico, 1984; Crisi come rinnovamento, 2000; L’estetica e le arti, 2007; Estetica come filosofia della musica nella scuola di Milano, 2009; Omaggio a Paci, a c. di E. Renzi e G. Scaramuzza, 2006; Ad Antonio Banfi cinquant’anni dopo, a c. di S. Chiodo e G. Scaramuzza, 2007). Ha compiuto ricerche sul tema della “morte dell’arte” in Hegel (Arte e morte dell’arte, con Paolo Gambazzi, 1998), cui si connettono l’attenzione al problema del brutto e del melodrammatico (Il brutto all’opera. L’emancipazione del negativo nel teatro di Giuseppe Verdi, Milano, Mimesis, 2013)  e, più recentemente, all’estetica delle situazioni estreme (Kafka a Milano. Le città, la testimonianza, la legge, Milano, Mimesis, 2013).

Marco Vozza, Desiderio e angoscia del legame. Kleist, Kierkegaard e Kafka, Torino, Antigone, 2013
Un’unica, intensa, incoercibile volontà di sottrazione alle ordinarie dinamiche del mondo accomuna Kleist, Kierkegaard e Kafka, solidali nell’intento di prender congedo dalle rispettive fidanzate o, perlomeno, di mantenerle rigorosamente a debita distanza. L’ambivalenza della solitudine – subìta ma anche ricercata – è esemplificata da una parabola di Schopenhauer: «Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno, di modo che venivano sballottati avanti e indietro fra due mali, finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione». Il dilemma originario dei porcospini sembra adattarsi bene al senso della nostra esperienza: la solitudine è intollerabile, ma gli aculei della vicinanza sono ancor più dolorosi.

Marco Vozza è docente di Estetica presso il Dipartimento di FIlosofia dell’Università degli studi di Torino e collaboratore di riviste e quotidiani.
Si è occupato principalmente di filosofia e letteratura contemporanea in special modo  con riferimento a Nietzsche e Simmel. Tra le sue pubblicazioni, ricordiamo: Esistenza e interpretazione. Nietzsche oltre Heidegger, Donzelli 2001; I confini fluidi della reciprocità, Mimesis 2003; Rendere visibile il dolore, Aragno 2005; Nietzsche e il mondo degli affetti, Ananke 2007; Le maschere di Eros, Bollati Boringhieri 2011.

Ingresso libero sino a esaurimento posti disponibili.
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